Quei fantasmi che non vorremmo guardare

Le nostre città, le nostre vie, sono piene di fantasmi. I fantasmi si possono ignorare, prevalentemente; oppure guardare di sfuggita, cercando di definirli, di collocarli in una delle categorie sociali che abbiamo a disposizione: tossicodipendente, alcolista, senza fissa dimora, malato di mente, ex carcerato, mendicante, migrante e così via, magari mischiando un po’ le varie definizioni.

I fantasmi in genere ci lasciano in pace se decidiamo di ignorarli o di dimenticarli. Se invece cambiamo punto di vista e proviamo a parlare con un fantasma, proviamo ad ascoltarlo, scopriamo che i fantasmi non esistono.

Sono semplicemente donne e uomini cacciati, sospinti, precipitati ai margini, nel gorgo delle vite stentate che ci sfiorano.

Giuseppe Rizzo, giornalista di Internazionale, ci aiuta a guardarli negli occhi. Il suo libro si intitola con grande efficacia, “I fantasmi non esistono. Vite morti e miracoli che nessuno vede” (Mondadori, 2021).

Usiamo spesso le parole “fantasmi” e “invisibili” per i poveri e gli emarginati, “probabilmente perché sono parole che assolvono chi guarda, spostando le responsabilità e il peso dello sguardo da chi osserva a chi è osservato. Mettono in moto un meccanismo simile a quello che fa pensare e dire che i poveri sono responsabili della propria povertà”.

Rizzo, nello stile del reportage narrativo, racconta – senza retorica e molta partecipazione – storie di persone fragili, scivolate ai margini della società, ignorate: a cominciare dai più deboli, coloro che vivono per strada, in inverno con il freddo e nelle estati caldissime. Ma ci racconta, spesso lasciando parlare protagonisti e testimoni e stando loro molto vicino, anche di carcerati ed ex carcerati, di vite sempre al limite delle violazioni della legge, o di un uomo morto di Covid senza che i suoi famigliari sapessero dove fosse finito. E ancora di un “senzatetto” polacco morto in una rissa con altri senzatetto. O del funerale di un povero.

E ci ricorda di leggi scritte apposta per punire la povertà, di uno stato troppo spesso assente, e gli “alibi di chi parla di persone invisibili, di fantasmi”. Ma poi ci racconta anche dei miracoli. Di operatori sociali che dedicano ogni tipo di cura ad aiutare, di volontari, di medici, di attivisti e avvocati. Di riscatti, rinascite, speranze, di chi è tornato a prendere in mano, seppur con fatica, la propria vita.

Leggete questo libro!

Luigi Gavazzi

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