Un sorriso da ritrovare

A Carlos il sorriso l’avevano tolto in Cile. Pugni, colpi, un vero pestaggio. Ha perso tutti i denti e ora non può più sorridere, si vergogna.

Carlos è un signore sulla sessantina, un bel viso tondo su cui brillano gli occhi scuri, uno sguardo tenero e vivace. Parla solo spagnolo, ma arriva al nostro Centro d’ascolto accompagnato dalla figlia Maria e dal nipote Tomas, un ragazzino di 7anni silenzioso e composto.

Maria, che è arrivata dal Cile circa due anni fa con il marito e il figlio ci presenta il suo caso e racconta la loro storia. E’ una giovane donna carina, dai modi gentili, si vede che è istruita. Nel tono della sua voce si percepisce l’ansia e il desiderio di essere accettata, senza pretese. Racconta con grande semplicità che il suocero era un rappresentante del Partito Socialista cileno e che è stato ucciso assieme alla suocera in un attentato. In seguito suo marito è stato accoltellato al cuore, ma dopo un ricovero di tre mesi in ospedale è riuscito a sopravvivere. 
A questo punto lei il marito e il figlio sono fuggiti arrivando in Italia due anni fa. Lavorano entrambi saltuariamente – lei fa le pulizie durante il weekend e cerca un impegno settimanale, Tomas va a scuola.

Carlos, il papà era rimasto da solo in Cile. Un giorno sono venuti a cercarlo per sapere dov’erano la figlia e il marito. Con le botte ha perso tutti i denti ed ha deciso di scappare,. raggiungendo Maria qualche mese fa. Insieme si sono rivolti al nostro centro medico dove i dentisti hanno preventivato la spesa necessaria per la protesi di entrambe le arcate.

Eccoli quindi da noi: vengono al Centro di ascolto per chiedere un prestito, Maria, piena di premura per il suo papà è pronta anche a portare un anticipo del suo magro stipendio.

Decidiamo di provare a donare l’intera somma, una di noi trova un benefattore che dà subito la metà dell’importo, al resto penserà l’Associazione.

Carlos potrà tornare a sorridere presto!

Intanto, visto che non ha permesso di soggiorno e ne vorrebbe uno come rifugiato politico –anche se il Cile non è nella lista dei paesi in guerra – lo indirizziamo all’Associazione Naga, che si occupa con grande competenza di tutti i problemi relativi ai permessi.

Speriamo che dopo tante vicissitudini oltre al sorriso Carlos trovi anche la tranquillità, finalmente insieme alla sua famiglia.

Questa è una storia fra tante, una piccola stella di speranza che speriamo di aver acceso nel cuore di chi è così più sfortunato di noi.

Francesca d’Entreves

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