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Corso di formazione per i nuovi volontari

Per tutti i nuovi volontari che entrano a far parte dell’Associazione è previsto un Corso base tenuto in collaborazione con il CSV (Centro Servizi per il Volontariato). Il corso (per un massimo di 40 partecipanti) è formato da tre incontri online che si terranno dalle 18,30 alle 20,30 con il seguente programma: 16 febbraio 2021: ▪ Presentazione programma formativo ▪ Patto formativo ▪ Breve storia e presentazione dei servizi offerti dalla Fondazione Fratelli di San Francesco ▪ Motivazioni al volontariato ▪ Carta dei valori del volontariato 23 febbraio 2021: ▪ Il covid e l’emersione di nuove difficoltà psicologiche, sociali ed economiche ▪ Le nuove povertà e le condizioni di marginalità ▪ La relazione d’ aiuto e l’applicazione dell’empatia nel dare sostegno ▪ Meccanismi del coinvolgimento emotivo e la giusta distanza emotiva ▪ Comunicare in modo costruttivo mediando tra autorità, autorevolezza ed assertività 2 marzo 2021: ▪ Creare un modo di agire comune ▪ Condividere un linguaggio comune ▪ Collaborare tra volontari ed in associazione ▪ Rielaborazione del percorso di formazione e apprendimenti acquisiti ▪ Rilevazione di ulteriori bisogni formativi ed approfondimenti Gli incontri saranno online sulla piattaforma di formazione di Università del volontariato del CSV che permetterà di seguire l’incontro, di attivarsi per le esercitazioni e di confrontarsi per dubbi e domande con il docente. Negli incontri verranno proposti video e test sulla motivazione. Verranno inviate a tutti i partecipanti le slide dei materiali didattici relativi ad ogni incontro e pdf di materiali bibliografici con cui approfondire i contenuti trattati. Il corso è tenuto da Glenda Pagnoncelli laureata in Scienze della formazione e formatore senior con tecniche attive e teatrali. Da oltre vent’anni si occupa di formazione e nello specifico per CSV organizza e gestisce in aula corsi sulla motivazione dei volontari, comunicazione collaborativa, gestione delle relazioni e dei gruppi Per iscrizioni e informazioni inviare una mail a: associazione@fratellisanfrancesco.it

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Notizie

Le nostre Unità mobili di nuovo per le strade della città

Il nuovo anno ci ha portato anche la ripresa delle uscite quotidiane delle Unità mobili della Fondazione Fratelli San Francesco. Per chi non ne conoscesse l’attività, le Unità mobili – altre associazioni le chiamano “Unità di strada” – sono piccoli gruppi di volontari che la sera, a bordo di un furgone, percorrono i quartieri della città per offrire un poco di assistenza alle persone che vivono per la strada, i cosiddetti “Senza fissa dimora”. Le Unità delle varie associazioni di volontariato sono coordinate da un centro che fa capo al Comune di Milano, coordinamento che assicura che tutte le zone siano adeguatamente coperte. Le unità della nostra associazione escono sette giorni su sette, per 12 mesi all’anno (salvo una breve interruzione in agosto), offrendo sacchetti con cibo, tè caldo in inverno, kit di biancheria e prodotti per la cura e la pulizia. Distribuiscono anche indumenti, giacche, sacchi a pelo e coperte. Ma, soprattutto, i volontari delle Unità mobili provano a instaurare una qualche forma di relazione con le persone che incontrano nelle strade e che vivono in condizioni così difficili e disagiate. La pandemia di Covid-19 aveva fermato le nostre Unità mobili per una serie di cause, intuibili, legate ai rischi di contagio. Ora la nostra organizzazione ha messo a punto le misure di sicurezza e le protezioni necessarie e le uscite sono dunque riprese. Sono riprese in una città che in queste notti gelide di inizio anno – ancora segnate dal Covid-19 e dalle restrizioni alla circolazione delle persone – appare spesso spettrale e sembra accentuare e sottolineare la solitudine e la povertà di chi vive smarrito e alla giornata. Di chi è alla ricerca quotidiana dei mezzi per sopravvivere, ma che, se si prova ad ascoltare, è anche pronto raccontare se stesso e la propria esperienza di vita – oltre gli stereotipi –, e a instaurare un dialogo all’insegna del riconoscimento reciproco.

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Letture

Contro il furore dell’identità che esclude

Dovremmo interrogarci a fondo sull’uso di un concetto abusato e applicato spesso, quasi sempre per escludere, separare, allontanare: è il concetto di identità. In particolare di identità collettiva: il “noi” che ci separa da “loro”, chiunque essi siano. Al tema e alle sue implicazioni ha dedicato un libro importante e necessario, Maurizio Bettini: “Hai sbagliato foresta. Il furore dell’identità”, (Il Mulino, 2020).In una delle prime pagine troviamo la citazione di una quartina di Giorgio Caproni, intitolata “Cabaleta dello stregone benevolo”: Non chieder più.Nulla per te qui resta.Non sei della tribù.Hai sbagliato foresta. Osserva Bettini: sembriamo “ormai solo preoccupati di stabilire chi appartiene alla tribù e chi no, sempre ansiosi di dire a qualcun altro ‘che ha sbagliato foresta’, con il logico corollario che deve smetterla di accampare pretese su un territorio – il ‘nostro’ – che non gli appartiene”. In questo passaggio riconosciamo quel modo di ragionare che ha diffuso nel nostro Paese, ma non solo, l’ossessione di definire chi può stare dentro – nel nome di una purezza inventata e sacralizzata – e chi deve essere fermato ai confini, oppure cacciato, allontanato perché “impuro”, “sporco”, o messo ai margini perché produce disordine, e deve essere “rimesso a posto”, cacciato o, nel migliore dei casi “evitato”. Il libro di Bettini in sole 168 pagine mette a fuoco questo discorso sull’identità, ripetuto e usato a dismisura e strumentalizzato da coloro che Bettini definisce “armigeri del sovranismo”. Si tratta di uno strumento prezioso per capire ma anche per intavolare un discorso alternativo, capace di mettere a nudo e decostruire le ragioni di chi attribuisce all’identità quella sacralità che dovrebbe giustificare ogni genere di discriminazione, ostilità, esclusione. Un libro, dunque, importante per chi opera nelle associazioni di volontariato perché ci aiuta a trovare gli argomenti giusti per dar forma a un discorso alternativo, capace di spiegare le nostre ragioni di ascolto, accoglienza e inclusione. Luigi Gavazzi

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Esperienza

L’incontro

Una sera di novembre, quando il furgone dell’Unità mobile si è accostato al marciapiede, D. si stava pettinando, con cura: con la mano destra reggeva il piccolo pettine marrone scuro e con la sinistra lo specchio rotondo con il manico di plastica nera. Poi ha sorriso e ci ha salutati stringendoci forte le mani. “Siete in anticipo”, ci ha detto. “Finalmente la pioggia si è interrotta, domani però pioverà di nuovo; le mie coperte sono ancora umide, ma stanotte andrà meglio”, aggiunge, indicando la pila con un paio di materassi, un plaid scolorito e una pesante coperta marrone, un sacco a pelo. I sacchi di plastica e le borse del supermercato delimitano il “suo spazio” sotto la tettoia. “Hanno cercato di rubarmi dei vestiti”, racconta D., “per fortuna mi sono svegliato in tempo”. D. ha poco più di 50 anni, ha occhi azzurri profondi, un fisico ancora muscoloso, ricordo di un lavoro faticoso ma di precisione, un lavoro perso da qualche anno ma che ricorda con orgoglio. “Sono elettricista, lavoravo nei cantieri”. Qualcosa poi è andato storto, non dice mai cosa. Ma D. ha perso quasi tutto in pochi mesi. Il racconto, che abbiamo sentito più volte, si interrompe sempre a questo punto.  Questa “Unità mobile” è uno dei piccoli gruppi di volontari – quattro, cinque persone – della Associzione Fratelli San Francesco che ogni sera, a turno, in una zona diversa di Milano, incontra le “persone senza fissa dimora”, in coordinamento con le Unità delle altre associazioni di volontariato della città. D. conta su di noi, ci guarda negli occhi quando parla, sorride molto. E racconta il suo quotidiano vivere. L’altra sera ci ha raccontato che è riuscito a farsi una doccia ma che vorrebbe cambiarsi i pantaloni, che molti passanti quel giorno gli avevano lasciato pezzi di pizza e tanti biscotti, come se si fossero tutti messi d’accordo, che gli dolgono un braccio e una spalla. È dallo sguardo diretto di D., diretto, a turno, negli occhi di ciascuno dei volontari, che si capisce cosa significhi “contare” su di noi. Per noi volontari è una piccola e intensa gioia, che si rinnova ogni volta.  Avvertiamo, da quegli sguardi di D., come da quelli delle altre persone che incontriamo, che prendersi cura per qualche minuto di queste donne e uomini che vivono per strada significa soprattutto riconoscersi reciprocamente. Riconoscersi come esseri umani in una comunità civile. È un piccolo sforzo emotivo, psicologico e culturale per contrastare l’esclusione sociale, la solitudine forzata, la classificazione che semplifica e colloca le persone ai margini – quelle che troviamo a dormire sotto i porticati o sulle panchine dei parchi della città, che chiedono un aiuto sedute addossate al muro accanto a una vetrina luminosa – le colloca tutte dentro una definizione stereotipata: donne e uomini “senza”. Senza casa, senza lavoro, senza dignità, senza affetti. Invece no. Gli occhi di D. e gli occhi di molti con i quali i volontari delle notti milanesi entrano in contatto, i piccoli dialoghi, le brevi storie che ci raccontiamo, nel caldo afoso di luglio o nel gelido inverno, queste prove di conversazione sono le forme rappresentative – piccole ma concrete – di affetti, di frammenti di storie differenti, di speranze, di ricordi, anche di paure, di rabbia, di disperazione e rimpianti e sensi di colpa. Di un’umanità nella quale, appunto, per qualche minuto, misteriosamente ci riconosciamo tutti. Certo le notti dei volontari delle Unità mobili sono anche piene di persone che dormono all’angolo di una strada e che non svegliamo, di uomini devastati dall’alcol che non sollevano nemmeno la testa, di donne così rabbiose che ci scacciano in malo modo, di giovani così preoccupati di come sopravvivere che chiedono, pretendono con arroganza, una coperta e un paio di pantaloni e che quando ormai le ceste sono vuote, se ne vanno borbottando parole avvelenate. Lo sappiamo, sappiamo che non siamo per strada con la pretesa di “salvare il mondo” o di salvare anche solo qualcuno. Sappiamo che vivere da “senza fissa dimora” è un inferno che non è in nostro potere riscattare. Il nostro è un piccolo aiuto a queste persone ma è anche un grande regalo a noi stessi. Il riconoscimento, le parole, l’ascolto, incorniciano tutto il resto: il cibo che viene distribuito, il tè caldo, le giacche e le coperte, le indicazioni pratiche su come ottenere assistenza in città. E questo riconoscimento, che, è bene ribadirlo, è sempre riconoscimento reciproco, regala ai volontari, a ciascuno in modo diverso – nella consapevolezza del grande freddo sociale del quale non dimentichiamo mai cause e conseguenze – conoscenze ed emozioni che contribuiscono a dare più senso alla vita. Luigi Gavazzi

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Notizie

URGENTE: cerchiamo volontari

Per  le festività natalizie cerchiamo volontari per due iniziative che stiamo organizzando a favore delle persone senza fissa dimora e di quelle che usufruiscono della Mensa della Fondazione Fratelli di San Francesco di Via Saponaro, 40 a Milano: 24-25-26-31 dicembre 2020 dalle 11 alle 14 e dalle 18 alle 21 Progetto “SOCIAL DELIVERY FOR CHRISTMAS” intervento in Zona  1 Attività di distribuzione in strada di pasti a pranzo e cena dal 21 dicembre 2020 al  3 gennaio 2021 – Mensa, turno serale (cena) Attività di distribuzione pasto serale  dalle ore 17.00 alle ore 20.30 circa Unità mobile Turno serale dalle 20.30 alle 23.00 Se sei interessato chiama o scrivi subito ad Andreina: Associazione Fratelli di San Francesco – Onlus Andreina De Franco Tel. 02 62545960 Cell. 371 3859527 associazione@fratellisanfrancesco.it

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Mensa

Mensa: volontari e ospiti sempre più sicuri

Nella mensa della Fondazione Fratelli di San Francesco di Via Saponaro, 40 a MIlano, sono stati adeguati i dispositivi di sicurezza in modo che i volontari che si occupano della distribuzione e della preparazione dei pasti e gli ospiti che usufruiscono della mensa siano protetti da un possibile contagio e possano lavorare e pranzare con serenità. Nello specifico i tavoli sono stati dotati di un plexiglas divisorio tra i singoli commensali e vengono sanificati sia dal personale interno sia da una ditta specializzata mentre ai volontari che servono ai tavoli è stata fornita la visiera protettiva oltre alla mascherina.Viene inoltre sempre messo a disposizione il gel igienizzante per le mani e vengono fornite le informazioni per i comportamenti da tenere in sala durante la consumazione dei pasti

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